Panoramic Visions – Roberto Vignoli

1. invito - Roberto VignoliRoberto Vignoli

 Panoramic Visions

 Roma, L’Avana, Marsiglia

a cura di Francesca Pietracci

inaugurazione giovedì 10 luglio 2014 – ore 19:00 – 21:00

 durata mostra 10 – 30 luglio 2014

Il 10 luglio si inaugura a Roma, alla Galleria Acta International, la mostra personale di Roberto Vignoli nell’ambito della quale verranno esposte le sue foto panoramiche in small size rispetto a quelle presentate a Santa Fe di New Mexico alla 333 Montezuma Arts da aprile a giugno 2014.

Roberto Vignoli ha dedicato gli ultimi sette anni del suo lavoro ad un progetto speciale che lo ha visto impegnato in diverse capitali del mondo. Si tratta di foto panoramiche che arrivano fino a circa 20 metri di lunghezza. Per la mostra di Roma, spinto dal desiderio di mostrare tutti e tre i suoi lavori attualmente ultimati, ha scelto di allestire le opere in un formato ridotto, ma che nulla toglie all’intensità del suo lavoro. In queste opere il Malecón di L’Avana, il mercato domenicale di Cours Julienne di Marsiglia e Piazza di Spagna di Roma assumono un significato tanto parabolico e fantastico, quanto reale e documentario. Si tratta di una vera e propria magia fotografica, estraniante come può essere un luogo rivisitato con la memoria oppure sognato. La mostra conduce quindi a costatare quanto l’occhio fotografico si possa spingere oltre la realtà anche senza alterare il vero. Il fatto è che ciò che appare in queste foto rappresenta una verità più fedele, un’oggettività che l’occhio umano difficilmente riesce a mettere a fuoco in quanto distratto e fuorviato dai sentimenti, dai ricordi o dai processi di associazione di idee. Ecco allora che il concetto stesso di rappresentazione assume un significato del tutto particolare che spinge a considerare il mezzo fotografico capace di inventare una realtà che oltrepassa la capacità dello sguardo, perché, come sottolineava Ernst Gombrich, non esiste occhio innocente. In merito a questo, infatti, risulta essere di fondamentale importanza nella realizzazione dell’opera il taglio, o meglio, l’ampliamento ottenuto dalla congiunzione di scatti in sequenza, la prospettiva particolare che rappresenta un canale visivo predeterminato.

Francesca Pietracci


La genesi di queste opere appare legata di volta in volta a situazioni differenti e particolari, come afferma lo stesso Roberto Vignoli:

 Il Malecón 2007

malecon

 1 – 60 x 1879 cm

2 – 10 x 320 cm

 “Dopo aver ispezionata le aree della città, compresi che il Malecón, il lungomare dell’Avana, era un tratto emblematico della capitale cubana e decisi di rappresentarlo con una panoramica che lo avrebbe compreso in tutta la sua lunghezza o quasi. Ho quindi effettuato 42 scatti che coprono 2,5 km. Contestualmente ho realizzato anche una serie di scatti in b/n dedicati al rapporto della gente con il mare e, soprattutto, per mostrare Punta del Castillo che, essendo una costruzione del Cinquecento, avrebbe consentito di presentare gran parte dei 5 secoli di architettura cubana in una sola mostra.”

 Melting Marseille 2010

Cours Julien, Marseille, France.

 1 – 110 x 638 cm

2 – 30 x 155 cm

 “Trovai la mia Marsiglia nel centro storico, in Cours Julienne, dove la domenica gli immigrati vendono su modestissimi banchetti i piatti tipici dei loro paesi d’origine; realizzai una panoramica umana di tutte le etnie con scatti scomposti, ma fusi perfettamente al loro interno, così da rappresentare la grande confusione che suscita dall’esterno una società multietnica e la perfetta fusione che viene generata dall’incontro delle diversità e che simbolicamente potrei immaginare indispensabile come gli ingredienti che sono stati necessari per creare la musica jazz e rinnovare così la cultura musicale dell’occidente.”

 Piazza di Spagna – Il cielo di via Condotti 2011

 spagna

“Alla scomparsa del mio amato maestro di scrittura, Luigi de’ Simone, decisi di realizzare una panoramica in suo onore e di dedicargliela. Una volta mi aveva spiegato che non andava bene scrivere «scalino» o «gradino» indifferentemente, perché «gradino» viene dal latino «gradus» e implica un’ascesa non solo fisica, ma anche spirituale e si sarebbe dovuto usare per le costruzioni sacre. «Scalino» per quelle civili. Così decisi di realizzare la panoramica di Piazza di Spagna, dove la laica scalinata porta alla chiesa di Trinita’ dei Monti, alla quale dedicai un’ascesa spirituale di 6 metri con tutto il cielo di Via Condotti, costruito secondo le forme della coda di un aquilone, con gli scatti obliqui uniti uno all’altro dalla parte degli angoli.
Inizialmente realizzai il Cielo di via Condotti con una sequenza esatta. Poi mi accorsi che tutti i turisti, ma anche io per la verità, percorrendo via Condotti scrutavano il cielo con mille giravolte e decisi di scattare di nuovo le foto del cielo con mille giravolte, il che lo rende irreale, ma in linea con quanto in genere viene percepito.”

 1 – 110 x 166 e 110 x 562 cm

2 – 155 x 44 cm

 


 

Roberto Vignoli è nato a Roma nel 1958; vive e lavora a Roma

Principali mostre

 2014

Panoramas” 333 Montezumaarts, Santa Fe (New Mexico, Usa), a cura di Tom Tavelli.

Tik-Tak, Autoreflection”,Tat Gallery, Budapest, (Ungheria), a cura di Francesca Pietracci.

2013

Sette artisti italiani a Budapest”, Istituto Italiano di Cultura, Budapest (Ungheria), a cura di Francesca Pietracci.

Doppia Natura. Sulle tracce di Man Ray”, Per Piacere, Auditorium Parco della Musica, Roma, a cura di Laura Scaringella.

2012

Quadratonomade“,Palazzo delle Esposizioni, Roma, a curata di Donatella Pinocci.

2011

4 artiste a Roma”, Inboccalupo Gallery, Buenos Aires (Argentina), a cura di Massimo Scaringella.

“Malecòn”, Chiostro di Voltorre (Varese), a cura di Cristina Taverna.

2010

“Iguazù”, Diffusione Cultura, Roma, a cura di Claudio Cremonesi.

“Malecòn”, Chambre de Commerce, Marseille, Francia, col patrocinio di Jack Lang, Cosmopolis, Nantes, Francia, a cura di Carole Reux.

2009

“Malecòn”, MLAC – Museo laboratorio di Arte Contemporanea – Università La Sapienza, a cura di Giorgia Calò.

2008

“4 artiste a Roma” – Galleria Carmen Montilla, L’Avana, Cuba.

2007

“4 artiste a Roma” – Mondo Bizzarro Gallery, Roma, a cura di Gloria Bazzocchi e Alessandro Papa. “Expotrastiendas”, Buenos Aires (Argentina), a cura di Massimo e Laura Scaringella.

“Battiti”, Ostuni e Mesagne, a cura di Francesca Pietracci.

“Segni di Confine”, Istanbul (Turchia), New ‘ICE Palace, a cura di Maurizio Vanni.

Pubblicazioni

 2011

5 fotoromanzi d’amore sfrenato”, fotoromanzi, ed. Calliope.

2008

Se un altro fosse me”, racconti, ed. Bastogi.

2006

Il soffio sulla spalla”, romanzo, ed. Bastogi.

1992

Un lampadario nell’anello di fumo”, romanzo, ed. Bastogi.

1987

Traduzione dal francese della “Storia dell’Etnologia”, di Jean Poirier, ed. Lucarini.

L’intangibile labirinto della memoria – Renato Grome

ACTA-INVITO---RENATO-GROME-

Renato Grome

L’intangibile labirinto della memoria

The intagible labyrinth of memory

a cura di Francesca Pietracci

 

inaugurazione giovedì 22 maggio 2014 – ore 18:30 – 21:00

durata 22 maggio – 21 giugno 2014

 

Leggerezza e profondità sono le note che caratterizzano la personale di Renato Grome presentata all’Acta International di Roma. La mostra, intitolata L’intangibile labirinto della memoria, è concepita come un’installazione fotografica all’interno della quale due opere si guardano, si specchiano e moltiplicano, in senso concettuale, le infinite possibilità di relazione tra l’essere e lo sguardo. L’artista, nella prima opera intitolata In the shadow of myself, replica l’immagine della sua ombra all’interno di sfere che vagano nello spazio come bolle di sapone. Di fronte a questa un’altra opera che simula la forma di due globi oculari, ma che in realtà nasconde l’immagine di un profondo corridoio all’interno di una metropolitana. Con queste due grandi foto, quello che Renato Grome mette in atto è un capovolgimento di senso rispetto ai concetti di interiorità ed di esteriorità. Ciò che è un luogo sotterraneo viene concepito come un organo sensoriale esterno e ciò che è una persona acquisisce estrema mobilità ed evanescenza. Il mezzo tecnico della fotografia viene da lui impiegato attraverso un sistema di obiettivi e lenti che rendono evidente il concetto di occhio, di luce e di effetto specchiante. E’ in questo modo che l’artista riesce a guardarsi e a rappresentarsi attraverso uno sguardo esterno al corpo e quindi in grado di percepire il mondo circostante e la vita stessa con una prospettiva ampliata. Allo stesso tempo il suo diventa uno sguardo macro-ravvicinato grazie al quale la distanza non fa perdere la definizione dei particolari. Ed è in virtù di questo effetto che riesce a comunicare in modo straordinariamente immediato la leggerezza e la frammentazione dell’essere-corpo e dell’essere-mente, del combinarsi delle relazioni personali e interpersonali nelle mille sfaccettature di ogni carattere, di ogni mente e di ogni individuo.

Francesca Pietracci


Renato Grome     ”Always forever”

 Attraverso l’uso di una macchina fotografica appositamente creata, formata da una palla di cristallo come fosse una lente esterna sospesa di fronte alla mia macchina fotografica, io fotografo paesaggi, città e interni, trasformando così gli scenari in giochi ottici.

Ho dato il nome a questa serie di “Always forever”.

La mia lente esterna è lì posizionata per esaminare le interpretazioni della “realtà” dentro il mezzo fotografico. Le immagini che ne risultano sono un tentativo di combinare il cosmico, l’identità, con dettagli di primo piano, alla ricerca di una visione universale del mondo, che riesca a connettere tutti noi e tuttavia a separarci e contrastarci ciascuno con una propria vita fatta di bolle di sapone.

E’ tutto parte della mia astratta re-interpretazione della realtà, in modo da creare un senso di infinito perpetuo, sempre e per sempre.

 (Renato Grome)


Biografia

Renato Grome è nato a Roma nel 1954. Il suo lavoro intende esplorare le numerose sfaccettature della sua identità, spesso dalla prospettiva di un osservatore esterno che guardi verso l’interno. Grome usa il mezzo fotografico per investigare molteplici percezioni, sfumando le linee lungo il percorso, procedendo oltre le barriere alla ricerca di linguaggi universali che possano connettere tutti noi . “Guardo il mondo che mi circonda con una visione fuori – del -corpo, come se i miei occhi fossero fuori dalle loro orbite, fuori della mia testa, con una visione a 360 gradi”. Grome è conosciuto a livello internazionale per le sue fotografie di fiori realizzate attraverso la tecnica del capovolgimento analogico, creando immagini che sono iconiche, intense e seducenti e tuttavia oscuramente inquietanti. Parte della sua ricerca consiste nello sviluppare nuove tecniche che verranno poi applicate a ciascuna nuova serie prodotta.  Alcuni lavori sono in analogico medio formato, mentre, al lato finale opposto dello spettro, altri lavori sono realizzati usando una macchina fotografica digitale giocattolo. Alcune delle fotografie sperimentali di Grome comportano la costruzione di attrezzature appositamente studiate. Renato Grome si è formato a Roma come restauratore in Belle Arti, lavorando sia su capolavori di Caravaggio e Raffaello, sia sulle opere di artisti italiani del XX secolo, quali Corrado Cagli, Mario Schifano e Renato Guttuso. E’ stato mentre lavorava allo studio Donnini che si è imbattuto nel ritratto di S.Lucia, il seme generatore del suo futuro lavoro che influenzerà fortemente il suo linguaggio visivo. La sua passione artistica comincia molto presto, all’età di 11 anni inizia le sperimentazioni in fotografia. Grome è inglese, nato a Roma, cresciuto a Roma e Londra in un ambiente formato da importanti artisti, scrittori, registi e musicisti. Ha vissuto a lungo a Roma, Parigi, Londra, Stoccolma, Sidney, Melbourne. Suo padre John Grome era pittore ed Renato ha preso il nome dal suo padrino siciliano, il famoso pittore realista Renato Guttuso.Le sue opere sono state presentate in mostre presso gallerie private e istituzioni artistiche pubbliche a Bologna, Boston, Melbourne, Parigi, Roma, Stoccolma, Sidney, Tokio e Trieste.

www.renatogrome.com


Galleria

ACTA International

via Panisperna, 82/83

00184 Roma

tel +39 06.47742005

www.actainternational.it

info@actainternational.it

Lapides – Patrizia Dottori – Prorogata fino al 16 maggio 2014

argentina

Direzione Giovanna Pennacchi

via Panisperna, 82-83 – 00184 Roma – tel. +39 064742005

www.actainternational.it – info@actainternational.it – orari: martedì – sabato   16 – 19.30

Lapides opere fotografiche di Patrizia Dottori

sulla condizione femminile e la discriminazione di genere. a cura di Francesca Pietracci

Serata di chiusura venerdì 16 maggio 2014 – ore 18,30 – 21

Prorogata fino al 16 maggio 2014, presso Acta International la mostra Lapides di Patrizia Dottori, curata da Francesca Pietracci, una selezione di 10 opere del lavoro fotografico dedicato alla condizione femminile e alla discriminazione di genere. realizzato all’interno della cava di granito Luz de Compostella (Spagna), Lapides, scrive Francesca Pietracci, “…assume come simbolo della donna un vestito rosa shocking. L’assenza del corpo denuncia un diritto negato, quello della libertà di essere, sia dal punto di vista mentale che comportamentale ed estetico. La pietra rappresenta invece un duplice elemento: quello della natura ctonia, della madreterra, e quello della brutalità delle lapidazioni. Le opere raccontano un mondo nel quale l’essere umano è ormai assente. Tuttavia i pensieri e le azioni di donne e di uomini sono evocati da un’atmosfera algida, da un’inquietante bellezza apparente, da una veste e da una natura entrambe violate…”.

“La donna e la pietra mettono in atto un sodalizio. Lapis, lapidis. Pietra, terra, natura, donna. Bellezza ed energia – spiega Patrizia Dottori – suggeriscono la strenua resistenza contro chi tenta di sopprimere il pensiero. Le pietre, scagliate per paura della bellezza, sono le stesse che trasmettono la forza di lottare. Le pietre brillano, i fantasmi volano, la luce e l’anima vivono di libertà.”

Lapides è legato a tre progetti più ampi di Patrizia Dottori:

• il primo di diffusione dell’idea, attraverso la stampa su granito delle immagini consegnate alle istituzioni (4ER-ForEveRose); • il secondo di comunicazione collegato al Blog www.camminaconme.com (Menzione speciale all’Ipa Awards di Los Angeles, e finalista al Prix de la Photographie de Paris nella categoria Advertising/self promotion) e alle performance; • il terzo di consapevolezza con l’inserimento nel progetto “Madre e Terra” che coniuga la donna-Madre alla terra-habitat, come momento di riflessione su una direzione etica globale. Lapides è un progetto itinerante iniziato nel 2011 per il quale Patrizia Dottori ha ricevuto prestigiosi premi quali il Premio Donna del Marmo di Verona (2013) e il posizionamento come finalista al concorso Lo Sguardo di Giulia di Milano (2013) e al Prix de la Photographie de Paris (PX3), nella categoria Fine art/abstract (2011). Notizie sull’artista: Patrizia Dottori lavora a Roma e a Buenos Aires. Ha realizzato mostre e progetti in diverse città italiane, a Budapest, New York, Havana, Teheran, Barcellona, Istanbul e Buenos Aires. Ha ricevuto numerosi premi e menzioni speciali a Parigi, Los Angeles, New York e Londra. Ha inoltre partecipato come consulente artistico alla 1a biennale internazionale STONE PROJECT, Villa Viçosa (Lisbona). Il catalogo della mostra Lapides è disponibile on-line. Curatrice: Francesca Pietracci – francesca.pietracci@gmail.com patrizia.dottori@gmail.com – www.arcipelagofotografico.it

—  www.arcipelagofotografico.it www.camminaconme.com

Lapides – Patrizia Dottori

lapides

Patrizia Dottori

Lapides

a cura di Francesca Pietracci

inaugurazione martedì 2 aprile 2014 – ore 18,30

durata 2 aprile – 7 maggio 2014

Dal 2 aprile al 7 maggio 2014, Acta International presenta la mostra Lapides di Patrizia Dottori,  attraverso una selezione di 10 opere fotografiche.

Lapides è un progetto itinerante iniziato nel 2011 per il quale Patrizia Dottori ha ricevuto prestigiosi premi quali il Premio Donna del Marmo di Verona (2013) e il posizionamento come finalista al concorso Lo Sguardo di Giulia di Milano (2013) e al Prix de la Photographie de Paris (PX3), nella categoria Fine art/abstract (2011).

La mostra si sposterà poi a CarraraMarmotec 2014, dentro e Fuori Fiera, dal 21 al 24 maggio 2014.

 

Lapides è un lavoro fotografico dedicato alla condizione femminile e alla discriminazione di genere.

L’artista lo ha realizzato all’interno della cava di granito Luz de Compostella (Spagna), assumendo come simbolo della donna un vestito rosa shocking. L’assenza del corpo denuncia un diritto negato, quello della libertà di essere, sia dal punto di vista mentale che comportamentale ed estetico.

La pietra rappresenta invece un duplice elemento: quello della natura ctonia, della madreterra, e quello della brutalità delle lapidazioni.

Le opere raccontano un mondo nel quale l’essere umano è ormai assente. Tuttavia i pensieri e le azioni di donne e di uomini sono evocati da un’atmosfera algida, da un’inquietante bellezza apparente, da una veste e da una natura entrambe violate.

Ma la donna e la pietra stanno mettendo in atto un sodalizio, come infatti sostiene l’artista stessa:

“Lapis, lapidis. Pietra, terra, natura, donna. Bellezza ed energia suggeriscono la strenua resistenza contro chi tenta di sopprimere il pensiero. Le pietre, scagliate per paura della bellezza, sono le stesse che trasmettono la forza di lottare. Le pietre brillano, i fantasmi volano, la luce e l’anima vivono di libertà.” (P.D.)

Lapides è legato a tre progetti di Patrizia Dottori più ampi: il primo di diffusione dell’idea, attraverso la stampa su granito delle immagini consegnate alle istituzioni (4ER-ForEveRose); il secondo di comunicazione collegato al Blog www.camminaconme.com (Menzione speciale all’Ipa Awards di Los Angeles, e finalista al Prix de la Photographie de Paris nella categoria Advertising/self promotion) e alle performance; il terzo di consapevolezza con l’inserimento nel progetto “Madre e Terra” che coniuga la donna-Madre alla terra-habitat, come momento di riflessione su una direzione etica globale.

Patrizia Dottori lavora a Roma e a Buenos Aires. Ha realizzato mostre e progetti in diverse città italiane, a Budapest, New York, Havana, Teheran, Barcellona, Istanbul e Buenos Aires. Ha ricevuto numerosi premi e menzioni speciali a Parigi, Los Angeles, New York e Londra. Ha inoltre partecipato come consulente artistico alla 1a biennale internazionale STONE PROJECT, Villa Viçosa (Lisbona).

Il catalogo della mostra Lapides è disponibile on-line.

Info:

Francesca.pietracci@gmail.com

patrizia.dottori@gmail.com

www.arcipelagofotografico.it

“Pesci fuor d’acqua” – Carlo Rocchi Bilancini

Pesci fuor d’acqua”

di

Carlo Rocchi Bilancini

a cura di Manuela De Leonardis

Acta International – Roma

13 febbraio – 15 marzo 2014

inaugurazione giovedì 13 febbraio 2014 – ore 18,30

“Pesci fuor d’acqua” è un progetto fotografico che Carlo Rocchi Bilancini ha realizzato tra il 2006 e il 2011. L’autore ha ritratto a colori oltre 50 protagonisti del mondo dell’arte e dello spettacolo, tra loro Marina Ripa di Meana, Lindsay Kemp, Matteo Boetti, Jack Sal e Antonella Zazzera, ma anche persone “comuni” immergendoli vestiti e muniti dei loro attributi professionali nell’acqua di una piscina.

Immagini teatrali, insolite e spiazzanti in cui ciascun personaggio sembra affiorare dalle acque, incarnando se stesso. “L’acqua è il mio elemento naturale” – spiega Rocchi Bilancini – “mi dà un senso di pace, di benessere, calma le mie nevrosi, le mie ossessioni, non a caso sono del segno dei pesci. Amo ciò che è fluido, che si adatta, che mantiene la sua identità ma si plasma. Io sono come l’acqua. Mi piace il colore forte, il turchese, l’azzurro dell’acqua. Sono stato influenzato anche dalla teoria di Otto Rank e dal suo libro ‘Il Trauma della Nascita’. Secondo Rank ogni essere umano soffre, alla nascita, il più intenso trauma della vita, che non viene mai completamente superato ed è responsabile del desiderio di ritorno nel grembo materno. In quest’ottica ogni forma di angoscia, non sarebbe altro che la ripetizione dell’angoscia della nascita. Analogamente, ogni forma di piacere deriva dalla tendenza a riprodurre il primo piacere, quello dell’esistenza all’interno del corpo della madre. In un certo senso la piscina rappresenta un grande “amnios” ed i soggetti fotografati, immersi nel liquido amniotico, sarebbero portati a rivivere la condizione prenatale che poi è l’Eden.

Da Acta International – terza tappa espositiva, dopo quella del 2012 promossa da Umberto Morera e organizzata in collaborazione con la Fondazione Giorgio Cini, presso lo spazio espositivo “La Piscina” nell’Isola di San Giorgio Maggiore a Venezia (nell’ambito della XIII Biennale di Architettura) e il successivo appuntamento all’Oratorio di Sant’Antonio di Torgiano (Perugia) nel 2013 – viene presentata una selezione di dieci fotografie.

La mostra è accompagnata dal libro fotografico “Pesci fuor d’acqua” pubblicato nel 2011 da Skira con testi di Antonia Mulas, Malcolm Bull, Brian O’Doherty e una conversazione tra l’autore e Federico Sardella.


 Leggi l’articolo di Alberto Massarelli

 

Carlo Rocchi Bilancini nasce nel 1973 a Todi in un’antica famiglia di vetrai. E’ un fotografo con una singolare visione artistica, sulla cui formazione ha molto influito la collaborazione con il regista Pupi Avati. Dopo la laurea in Economia ha frequentato la Fondazione Forma per la Fotografia di Milano. Nel 2008 ha realizzato le foto per il volume Resa till Rom, pubblicato dalla casa editrice svedese Ica Bokförlag. Nel 2011 ha pubblicato con Skira l’omonimo progetto Pesci fuor d’acqua con contributi scritti di Antonia Mulas, Malcolm Bull, Brian O’Doherty e una conversazione tra l’autore e Federico Sardella. Nel 2012 una selezione delle foto viene esposta in una mostra personale presso lo spazio espositivo “La Piscina” dell’Isola di San Giorgio Maggiore a Venezia, nell’ambito della XIII Biennale di Architettura, promossa da Umberto Morera e organizzata in collaborazione con la Fondazione Giorgio Cini, a cura di Živa Kraus e nel 2013 presso l’Oratorio di S. Antonio a Torgiano (Perugia) in occasiome di “Versando Torgiano 2013” . Le sue foto sono apparse in diversi giornali e riviste italiane e internazionali, tra cui Il Sole 24 Ore, Il Messaggero, EasyJet Inflight, Shape, Voltaire, Queen, T-Time.

 

Informazioni:

 

13 febbraio – 15 marzo 2014

a cura di Manuela De Leonardis

con un testo di Alberto Massarelli

ACTA INTERNATIONAL

direzione : Giovanna Pennacchi

via Panisperna, 82-83 – 00184 Roma

dal martedì al sabato ore 16.00 – 19.30

Tel 064742005

info@actainternational.it

www.actainternational.it

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