Una è molte – Fotografie di Lucideddu

Giovanna Pennacchi è lieta di presentare

Una è molteFotografie di Lucideddu

A cura di Francesca Perti

Testo di presentazione di Andrea Attardi

Acta international 23 ottobre – 13 novembre 2020

Inaugurazione 23 ottobre, 18,30- 20,30

In conformità con le disposizioni di sicurezza per il contenimento del COVID-19, al fine di garantire una corretta distanza sociale, l’ingresso in galleria sarà contingentato e sarà obbligatorio indossare la mascherina durante la visita.

La fotografia di Lucia Cadeddu, in arte Lucideddu, non rassicura, non dissimula, non consola: ci costringe ad avere occhi più spericolati. Attraverso una ricerca quasi scientifica che scavalca l’uso delle tecniche fotografiche convenzionali, Lucideddu indaga temi come l’identità di genere, il mondo femminile e gli stereotipi che lo accompagnano.
In ” Una è molte”, raccolta fotografica di autoritratti, l’artista diventa opera d’arte, si mette sotto il microscopio, documentando con il rigore e la precisione di un chirurgo le molteplici identità possibili: Sono io quel corpo? Sono io quel volto? Se inevitabilmente si “È” un corpo e un volto, allo stesso tempo quel corpo e quel volto contengono in sé la possibilità di una pluralità di significati. Lucideddu indaga la molteplicità dell’identità con uno stile volutamente libero da ogni costrizione, raggiungendo la potenza dell’immediatezza. Sono le sue immagini uniche e coraggiose, poetiche e allo stesso tempo limpide. Ed è proprio questa originalità che contribuisce ad ampliare l’uso del mezzo fotografico, permettendo a Lucideddu di oltrepassare sia i limiti artistici che quelli del composto pensiero sociale.
“Una è molte” è un viaggio compiuto attraverso l’identità dove non si può voltare lo sguardo all’invito di Lucideddu a trasformarsi insieme a lei, a cercare una nostra individualità, costringendoci a fare i conti con il nostro essere umani, con una personalità in un costante movimento impossibile da etichettare. È il viaggio che tutti dobbiamo compiere per scoprire chi siamo e cosa siamo, ma l’artista sembra dirci: dobbiamo essere necessariamente qualcuno o qualcuna?

Francesca Perti


Biografia:

 Lucideddu (Lucia Cadeddu) nasce in un piccolo paese della Sardegna.

Ha studiato Scenografia all’Accademia di Belle Art di Roma, specializzandosi nel corso di Fotografia e Grafica e successivamente nel Cinema d’animazione.

E’ stata Cultrice della Materia per l’insegnamento di Fotografia, cattedra del Professor A. Attardi, presso l’Accademia di Belle Arti di Roma, dove è attualmente tecnico di laboratorio.

Ha frequentato vari corsi sul linguaggio del cinema, sulla messa in scena e conoscenza dei film, per poi dedicarsi in particolare al video e alla fotografia artistica.

Da anni alcuni dei temi che affronta sono l’identità di genere e il mondo al “femminile”, lavorando in particolare col nudo, in un riscoprire il proprio corpo, i propri desideri, i propri spazi, la propria sessualità spesso nascosta e repressa o rappresentata da stereotipi in immaginari limitanti.

 Workshop di Cianotipia e antiche tecniche di stampa tenuto presso Accademia di Belle Arti di Roma 2019

“Sardegna Contemporanea. Spazi Archivi Produzioni”. Mostra collettiva Museo Man Nuoro 2018

“In & Out”. Mostra collettiva. Accademia di Belle Arti di Roma 2017

“Dal Diario di Alice”. Mostra personale, galleria Acta International, Roma 2017

“Relazioni pericolose”. Mostra collettiva, Pinacoteca Comunale, Oristano 2016

“Alice è passata di qua”. Mostra collettiva, Sassari 2016

“Qixotic”. Mostra collettiva, Villanovaforru 2015

“Distrazioni”. Mostra personale, Casa internazionale delle donne, Roma 2013

“Distrazioni”. Mostra personale, Some Prefer Cake Bologna 2013

“Sguardi sonori”. Mostra collettiva, Museo della Civiltà Romana, Roma 2011


ACTA INTERNATIONAL

direzione: Giovanna Pennacchi

via Panisperna, 82-83 – 00184 Roma

dal mercoledì al sabato 16,00-19,00

Tel +39 064742005

info@actainternational.it

www.actainternational.it

Selling Dreams – Fotografie di Virginia Ryan

Selling Dreams

Fotografie di Virginia Ryan

a cura di Manuela De Leonardis

Acta International, Roma 2-23 luglio 2020

L’artista sarà presente giovedì 2 luglio dalle ore 19.00 alle 22.00

In conformità delle disposizioni di sicurezza per il contenimento del COVID-19, al fine di garantire una corretta distanza sociale l’ingresso in galleria sarà contingentato e sarà obbligatorio indossare la mascherina.

Giovanna Pennacchi è lieta di presentare la mostra personale Selling Dreams dell’artista Virginia Ryan, a cura di Manuela De Leonardis.

Selling Dreams è una mappatura semantica dei contrasti socio-urbanistici dell’Africa occidentale, attraverso le immagini dei coloratissimi cartelloni pubblicitari collocati all’interno degli scenari urbani di una quotidianità che contempla criticità. Le contraddizioni sono insiste nella natura stessa delle architetture post-coloniali dei numerosi edifici di Abidjan (Costa d’Avorio) fotografati da Virginia Ryan tra il 2011 e il 2012.
“Oggi questi palazzi possono sembrare estremamente stressati e anche tristi,” – spiega l’artista – “sia per via del tempo cronologico che di quello atmosferico: pioggia, sole, sabbia, esasperati da questo clima che crea muffe e danni. Ma, secondo me, contengono ancora molte speranze. Ho visto la pelle di questi edifici in dialogo con le pubblicità glamour che durano al massimo sei mesi, poi vengono rimosse e sostituire.”
In questi grandi riquadri, ambizioni e sogni sono investiti di allegria e fiducia: dal calcio alla fede religiosa, dai prodotti di bellezza ai più sofisticati dispositivi per la comunicazione, dalle automobili alla politica, dalla moda al cinema e, naturalmente, il cibo.
A sintetizzare più esplicitamente il messaggio di questi straordinari palinsesti sociali è certamente l’imponente la figura della mamma per eccellenza: Madame Maggi. E’ lei, sorridente sovrana del dado per il brodo, che invita la comunità al sapore e al gusto più intenso corteggiando soprattutto le signore con il motto “Chaque Femme est une Etoile” (ogni donna è una stella).

(Manuela De Leonardis)

Una selezione di immagini della serie Selling Dreams (2011-2012) – fotografie stampate su tela con interventi pittorici (acrilico) – è stata precedentemente esposta alla Galerie Cècile Fakhoury (Abidjan, 2014), 1-54 African Art Fair Somerset House (Londra, 2014), Contemporaneo, FotoGrafia – Festival Internazionale di Roma, Doozo (Roma, 2015), Palazzo Lucarini Contemporary (Trevi, 2017), Janet Clayton Gallery Head On International Photography Festival (Sydney, 2018).

Virginia Ryan, artista australiana con cittadinanza italiana, vive e lavora in Italia e Australia. E’ laureata alla National Art School of Art and Design, Australia e alla School of Art Therapy di Edinburgo. Dal 1981 lavora a livello internazionale utilizzando pittura, fotografia, scultura e forme installative, aprendosi a importanti collaborazioni con antropologi e musicisti. Il suo studio principale è a Trevi in Umbria; ha vissuto e lavorato a Canberra, Alessandria d’Egitto (1982-1985), Curitiba in Brasile (1988-1990), Serbia (1990-1992), Scozia (1992-1995), Accra in Ghana (2001-2007) per poi trasferirsi ad Abidjan e Grand Bassam in Costa d’Avorio fino all’inizio del 2016. Nel 2004 ha co-fondato la Fondazione per l’Arte Contemporanea (FCA) in Ghana, di cui è stata la prima direttrice e nel 2016 Make Art Not Walls Italia con i richiedenti asilo. Gran parte della sua ricerca artistica esplora questioni che riguardano l’identità e la Memoria, spesso con materiali abbandonati/riciclati/objects trouvees. Ha esposto alle Biennali di Malindi, Dakar, Venezia e nel 2019 al Museo Oscar Niemeyer di Curitiba per la Biennale Fronteiras Abertas. In Italia ha partecipato alle Biennali di Fiber Art e Libri D’Artista, 51 ° Festival Internazionale Dei Due Mondi, Whitworth a Manchester, Museo Pino Pascali di Polignano a Mare e Dovecoat Studios, Scozia. E’ del 2017 la mostra personale Virginia Ryan Biografia Plurale a Palazzo Lucarini Contemporary a cui è seguita la pubblicazione del libro Biografia Plurale. Virginia Ryan: Arte, Africa e Altrove, (Fabrizio Fabbri Editore) con testi di I. Bargna, S. Feld, M. Coccia, M. De Leonardis e Osei Bonsu. Dal 2018 è Accademica Benemerita dell’Accademia Pietro Vannucci di Perugia. Nella tarda primavera del 2020, dopo una residenza in Australia, torna in Italia e continua la sua ricerca artistico/relazionale concentrandosi sulla realtà delle donne dopo il Covid19 presso la communita’ di Trevi, dove risiede, insieme ai progetti legati al rapporto Africa-Italia.

Dal 2 al 23 luglio 2020
ACTA INTERNATIONAL
direzione: Giovanna Pennacchi
via Panisperna, 82-83 – 00184 Roma
giovedì-venerdì-sabato ore 19.00 – 22.00 info@actainternational.it
www.actainternational.it

Con il patrocinio dell’Ambasciata della Costa d’Avorio in Italia

Manos, I contadini del mondo – Fotografie di Marco Del Comune e Oliver Migliore

Giovanna Pennacchi è lieta di presentare

Manos, I contadini del mondo

Fotografie di Marco Del Comune e Oliver Migliore

 a cura di Manuela De Leonardis

   6-27 febbraio 2020

 inaugurazione alla presenza degli autori

giovedì 6 febbraio alle ore 18.30-20.30

 

 

Manos, I contadini del mondo | Fotografie di Marco Del Comune e Oliver Migliore, è un progetto fotografico che tratta della ricchezza della biodiversità e di cibo in via d’estinzione come il dattero selvatico del Mali, l’olio di Dendè del Brasile, le mele-sorbo del Kazakistan, la vaniglia di Mananara (Madagascar), il mais Secoya (o Pai Wea) coltivato da secoli dalle popolazioni indigene Secoya dell’Ecuador, l’olio di Balanitex in Burkina Faso… attraverso il racconto delle mani di persone provenienti da tutto il mondo.

 Mani che curano, accudiscono e permettono la coltivazione di prodotti speciali. Mani di contadini segnate da solchi pesanti come la terra che coltivano, da cui trapela la memoria di tradizioni ancestrali ma anche la dignità, la fierezza, la gratificazione di un operato consapevole.

Grazie a queste mani è ancora oggi possibile godere di frutti della terra, testimonianza della ricchezza di mondi in via di estinzione. Lo scopo del percorso sta nell’accompagnare il pubblico verso la scoperta di elementi unici, inconsueti ma raffinati, ravvivando una curiosità talvolta assopita.

Dal 2014 i fotografi Marco Del Comune e Oliver Migliore lavorano insieme sul tema del cibo, fotografando i prodotti dell’Arca e i loro produttori e rinnovando nei loro scatti l’emozione di ogni singolo incontro. Le loro fotografie a colori suggeriscono sapori e colori che sono forme uniche, irripetibili nella bellezza della varietà.

La mostra Manos, i contadini del mondo | Fotografie di Marco Del Comune e Oliver Migliore, ha il patrocinio di Slow Food ed è stata presentata in anteprima alla galleria Il fotografo di Finalborgo in occasione del Salone dell’Agroalimentare Ligure 2019.

Manuela De Leonardis

Manos-Farmers of the World, is a photographic project that deals with the richness of biodiversity and foods at risk of extinction, such as the wild dates of Mali, the Brazilian Dendé oil, the Rowan Apples of Kazakistan, and the Secoya corn of Ecuador. It’s a project narrated through the hands of people from all over the world; hands that take care of and foster the cultivation of special produce; farmers’ hands marked by heavy furrows like the land they cultivate. The purpose of this exhibition is to accompany its viewers toward the discovery of unique, unusual, refined elements, reawakening a sometimes somnolent curiosity. Marco’s and Oliver’s color photographs suggest flavors and nuances that are unique forms, matchless for their beauty of variety


Biografie

Marco Del Comune (Milano 1960, vive e lavora tra il Lago Maggiore e Milano) inizia a fotografare nel 1985, dopo un’esperienza come assistente con Enzo Nocera e Edward Rozzo. Si specializza nella fotografia pubblicitaria realizzando campagne per Alessi, Acqua di Parma, Lagostina, Bassetti. Dal 2001 si occupa di ritratti e reportage collegati all’alimentazione realizzando per Slow Food servizi in America Latina, Asia e sulle comunità del cibo di Terra Madre. I suoi lavori sono pubblicati sul Venerdì di Repubblica, Viaggi e Sapori, Vie del Gusto, Brava Casa e il Gambero Rosso. Nel 2014 inizia una collaborazione con Oliver Migliore, per i progetti di Terra Madre e Slow food, che si basa sul confronto di due sguardi diversi per raccontare storie di cibo e persone. Dal 2015 collabora con artisti contemporanei, tra cui Silvia Levenson, Anne Karin Furunes, Francesca Gagliardi, Pierluigi Pusole e Walter Visentin realizzando cataloghi e documentando le installazioni delle mostre. Nel 2016, insieme alla critica d’arte Beba Marsano, segue il cuoco Gualtiero Marchesi nei sette itinerari lombardi tra cibo e cultura da cui nasce il libro Sapore in Lombardia, viaggio con Gualtiero Marchesi. Nel 2019 con l’artista Silvia Levenson realizza a Berlino e Birmingham dei progetti con gli immigrati e i rifugiati sul tema dell’integrazione.

Oliver Migliore (Baden, Svizzera 1970, vive e lavora a Cuneo) inizia la carriera di fotografo agli inizi degli anni ‘90, con la pellicola e l’alchimia della stampa manuale in camera oscura. Per gran parte di quel decennio organizza viaggi in Asia, da sempre attirato da culture diverse e luoghi remoti. La passione per la fotografia e il viaggio vanno di pari passo, alimentandosi a vicenda. Un’affinità elettiva che si riflette nel suo lavoro fotografico, fra reportage e fotografia creativa, realtà e invenzione, che l’autore definisce “fotografia etnocentrica”. Negli anni Duemila inizia a collaborare con Slow Food realizzando reportage e articoli prevalentemente nel sud del mondo: America Latina, Africa, Asia. Fotografare è anche una via per incontrare “l’altro” in modo intimo con autenticità, profondità e intensità.

direzione: Giovanna Pennacchi

06 474 2005

via Panisperna, 82-83 – 00184 Roma

dal martedì al sabato ore 15,30 – 19.30 

info@actainternational.it  

www.actainternational.it       

          


   Con il patrocinio di:

DARKROOM – Fotografie di Marcello Di Donato

Giovanna Pennacchi è lieta di presentare

DARKROOM

Fotografie di Marcello Di Donato

A cura di Elena Pinchiurri

11 – 31 Gennaio 2020

Inaugurazione 11 Gennaio ore 18,30

Ancora una volta Di Donato porta all’estremo il medium della fotografia, declinandolo nelle più svariate e ardite accezioni. Con un personale approccio, semplice ma potente, l’artista sperimenta il procedimento di acquisizione digitale delle immagini in relazione al processo cromogenico, proprio invece della fotografia analogica. Il suo progetto vuole infatti essere un omaggio a quest’ultima, ad un concetto più esteso di “classicità” insito nella stessa e che ritrova il suo rimando tematico, il suo eco, proprio nella scelta dei soggetti, che infatti sono opere classiche e museali (nel caso specifico scatti realizzati alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea e a Palazzo Braschi, Roma).

Impiegando un dispositivo digitale di ultima generazione (un iPhone, emblema per eccellenza della società odierna), Di Donato fotografa opere d’arte in gallerie e musei, luoghi per antonomasia detentori di cultura e tradizione, per poi stampare queste immagini digitali, mediante processo chimico come per la fotografia analogica. Si crea quindi così, un cortocircuito semantico e, contestualmente, una nuova forma di dialogo tra fotografia digitale ed analogica.

Concettualmente l’artista ha scelto un percorso controcorrente, in cui si snodano consapevolezza del passato, tradizione e nuovi mezzi espressivi legati alla contemporaneità. Si realizza in tal modo un progetto di forte impatto e spessore, attuale ma con uno sguardo al passato, che si afferma in un presente rifiutando contrapposizioni manichee tra fotografia digitale ed analogica e offrendo una nuova prospettiva, un punto di fuga.

Elena Pinchiurri

Using a latest generation digital device (an iPhone, the symbol par excellence of today’s world), Di Donato photographs works of art in galleries and museums, places that are quintessentially containers of culture and tradition. Then, he prints these digital images by means of a chemical process as in analog photography. A semantic short circuit along with a new form of dialogue between digital and analog photography get created during this process. Conceptually, the artist has chosen a countercurrent direction, which unleashes awareness of the past, tradition, to new expressive contemporary means. In this way, a project of powerful impact and depth comes to life, current but with a look to the past. This is expressed in the moment by rejecting Manichean juxtapositions between digital and analog photography, offering a new perspective, a vanishing point.

Galleria

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A fior d’acqua – Fotografie di Loni Mjeshtri

Giovanna Pennacchi è lieta di presentare la mostra

 A fior d’acqua

Fotografie di Loni Mjeshtri

 

A cura di Elisabetta Palmieri

25 Ottobre 16 Novembre 2019

inaugurazione 25 ottobre ore 18.30-20.30

Cosa c’è di più intrigante di una immagine a fior d’acqua, che ci attira magnetica e ci spinge a rimanere lì a fissarla? È solo una fugace apparizione che scivola via veloce o può diventare un luogo dove raccontare e raccontarsi?

Lo sguardo di Loni Mjeshtri, giovane fotografo albanese, si posa sull’acqua del fiume o di una pozzanghera, e da qui costruisce il suo mondo, dove tutto si distorce e si trasforma. Le immagini limpide e rassicuranti cedono il posto ai riflessi fragili e incerti della città, ove prendono vita i suoi pensieri e desideri. Dalle acque increspate, fluide o sinuose emerge la sua personale vena creativa come un gioco di rimandi tra passato, presente e aspirazioni future.

Che siano di natura o di architettura, le visioni di Loni sono interpretazioni della vita reale, ove il tempo si ferma e rimane in una dimensione che simula l’assenza di gravità. I luoghi perdono la loro connotazione reale e diventano luoghi interiori dove riannodare i fili della propria memoria. La narrazione visiva si dipana tra trasparenze e deformazioni, diventando, a volte, surreale come nell’immagine dei pesci rossi che sembrano librarsi in aria simili a fiori fra le fronde degli alberi.

Proprio in questo forte interesse al distacco dal reale appare la peculiarità degli scatti di Loni Mjesthtri….non a caso uno dei suoi maestri preferisti è Magritte, da cui in alcune occasioni trae ispirazione.


Loni Mjeshtri, è nato in Albania nel distretto di Mat, a 100 km da Tirana. Arriva in Italia nel 2014, a 17 anni e frequenta fino alla maggiore età il Civico Zero Onlus, Centro accoglienza per minori stranieri non accompagnati. Il suo interesse per l’arte è presente da subito. Termina gli studi presso il Liceo Artistico di via Ripetta e frequenta la Scuola di arti Ornamentali del Comune di Roma.

Nei suoi lavori si avvale di diversi medium tra cui fotografia, pittura e scultura. Ha già esposto alla Pelandra di Roma e al Civico Zero nel 2017 e presso il Consolato Generale Italiano a Valona nel 2018.

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